Presentato il libro a cura di 5 menti prestigiose nel quale vengono proposte idee volte alla riappropriazione della cultura
Bari - Raffaele Cavalluzzi, Pierfranco Moliterni, Marcello Montanari, Ferdinando Pappalardo ed Enzo Persichella: cinque teste "calde" e pensanti, diverse tra loro nella docenza ma unite dal comun denominatore culturale, letterariamente riflessive, catalizzano le attenzioni sul vuoto culturale assoluto cittadino e regionale venutosi a creare a causa della politica scellerata degli ultimi 30/40 anni, cinque docenti uniti cripticamente da quel senso di angoscia culturale metropolitana pregnante in una città che pure, contradditoriamente, cresce.
Si tende, all'unisono, a ricreare quello spirito che contraddistingueva Bari negli anni 60, quello spirito necessario alla ricompatezza culturale che attraverso personalità dell'epoca, hanno fatto della città di Bari e della Puglia in generale, un'oasi felice ma che ora è relegata al ruolo di personaggio in cerca della sua identità culturale.
Il volume presentato nella Sala Consiliare del Comune di Bari "L'intelligenza della città. Bari e la Puglia tra realtà e progetto" (Progedit, pp.120, euro 15) tende a colmare, attraverso le riflessioni, quel senso di vuoto che man mano si è venuto a creare in città, ma sostanzialmente in Puglia, laddove il Salento, capriccioso di autonomia, ne è un esempio lampante a causa delle sue bellezze artistiche, storiche e culturali relegate, però, ad un'immagine più turistica che culturale.
Viene denunciata quella mancanza di luoghi dove poter discutere, dialogare, creare i presupposti per una ripresa culturale e che solo marginalmente - magari privi di contenuti eruditi - li si può riscontrare nei consigli regionali e comunali spesso retorici: da qui il riferimento, da parte degli autori, alle assemblee liceali come ultime vere e reali situazioni di aggregazione civico-culturali.
Questa è la fotografia che traspare, nitida, agli autori da ogni personale punto di vista: da qui l'esigenza, ma ancor prima le proposte, di ritornare in quell'agone culturale più consono ad una città metropolitana come Bari che pur ha sfornato tali Vittore Fiore, Di Vagno, Aldo Moro e che sembra essere caduto in un pericoloso oblio.
Solo il cinema sembra aver reagito all'appiattimento culturale: l'Apulia Film Commission, qualche buon film girato in Puglia da fior di registi, ne sono l'unica risposta. ma non basta. Occorre un processo di rinnovamento culturale, uno scossone all'apatismo barese e pugliese e al localismo diffuso nel gestire la cosa pubblica.
Cavalluzzi cita il '68 per ricordare l'ultimo momento di aggregazione socio-politico ma che, da destra a sinistra, è stato un fallimento ideologico nelle prospettive di cambiamento. Il '68 ha diffuso una domanda di cultura non indifferente a cui non si è riusciti, tuttavia, a dare risposte adeguate se non fosse per situazioni occasionali come, appunto, per il cinema e qualche scrittore istrione diventato tale improvvisamente, forse stanco della sua attività, e un accenno, sia pur striminzito, di una nuova alfabetizzazione culturale.
L'Assessore Silvia Godelli, Gaetano Piepoli, l'editore Gino Dato e il presidente della fondazione Di Vagno, Gianvito Mastroleo, relatori alla presentazione del libro, tutti daccordo sulla necessità di apporre correttivi appropriati alle tematiche culturali: per l'Assessore Silvia Godelli si è rotto un equilibrio da cui è uscito il marcio che si è impadronito della quotidianietà e secondo la quale occorre una generazione nuova che senza spazi sarà difficile creare.
Gli autori, invece, lamentano una disunità tra Università e città le cui conseguenze sono deleterie per il processo di ricompattezza culturale.
Si spera in un intervento delle istituzioni dopo di che, eventualmente, si tenderà ad una seconda edizione del libro.
Massimo Longo
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