mercoledì 22 giugno 2011

L'Alloro e lo Scettro: tre saggi per il Risorgimento culturale

Articolo per Go-Bari 22/06/2011

Tre seminari svolti nell'Aula Consiliare per il 150°anniversario dell'Unità d'Italia di Pasquale Martino
Pasquale Martino
L'Alloro e lo Scettro. Ovvero la ripresa della definizione dei Sepolcri di Foscolo rispetto a Machiavelli. Il tema dello svelamento del potere che si ammanta di apparenze nel rapporto  tra politica e cultura, con uno sguardo particolare su quella meridionale, e sul Risorgimento. 
Pasquale Martino, Marina Losappio, Antonella Rinella
Un titolo, quello di Martino, che fa il verso di Foscolo "temprando lo scettro a ' sognator gli allor ne sfronda, e che, interpretando il pensiero di Machiavelli, vuol dimostrare che lo scettro intanto è sempre avvolto nell'alloro in quanto vuole essere sempre ingentilito, ma in realtà, più machiavellicamente, andrebbe talvolta spogliato dell'alloro per mostrare anche il sangue che ne gronda per poterlo criticare.
Un saggio firmato da Pasquale Martino, docente in pensione del liceo "Socrate", nonchè Assessore alla Cultura al Comune di Bari tra il 2004 e il 2009, autore di numerosi libri di storia e letteratura classica, latina e greca, che raccoglie il testo di tre seminari svolti nell'Aula Consiliare del Comune nell'ambito delle manifestazioni promosse dall'Amministrazione Comunale di Bari in collaborazione con BNL, gruppo BNP ParisBas, in occasione del 150°anniversario dell'Unità d'Italia, edito da Stefano Ruocco.
Tre le figure rappresentative di generazioni di intellettuali che hanno voluto coniugare cultura e politica e mettere in pratica ognuno, a suo modo, questo rapporto. 
Si è parlato di Croce, De Sanctis e Gramsci in una location più raccolta - quella del "Caffè d'Arte" - rispetto alla più dispersiva e tradizionale dell'Aula Consiliare, con la Professoressa Marina Losappio organizzatrice e moderatrice dell'incontro, insieme al Capo di Gabinetto del Comune di Bari Antonella Rinella la quale ha spiegato l'esegesi del libro contaminandola di parole affascinanti e di riferimenti della vita culturale cittadina attraverso un panegirico che è partito dal congresso del '44 al Teatro Piccinni, è transitato dalla struggente mancanza di Vito Maurogiovanni, ed è terminato a Vito Signorile e il suo teatro, assurgendolo ad esempio per mantenere viva la cultura attraverso l'esigenza di proseguire su questa strada nonostante il colpevole giro di vite che questo governo, evidentemente poco attento alle tematiche culturali, tende ad assegnare.
L'idea era quella di veder proseguire l'esposizione del lavoro divulgativo nel quale si son trovati spunti per nuove interpretazione critiche e per sollecitare la curiosità del lettore interessato e curioso.
Un filo rosso che unisce i tre autori in un percorso diacronico con L'Alloro e lo Scettro uniti dal tema "risorgimento-meridione-cultura" anche se diversamente declinato: De Santis, il mito di tante generazioni dalla cui memorabile Storia della letteratura italiana hanno imparato la rinascita filosofica ed estetica in chiave idealistica; Gramsci e il suo celebre - e decisamente condivisibile - "Odio per Indifferenti" che fa il verso al motto secondo cui "verità è rivoluzionario"; e Croce che, nonostante i suoi 80 anni suonati e nonostante fosse, di fatto, un filosofo, viene ricordato per il gesto politico più bello della sua vita allorquando aprì a Bari il congresso di Liberazione del '44. Gramsci e Croce ricordati anche in un contesto autoctono, tra il carcere di Turi e Corso Vittorio Emanuele di 60 anni fa.
Un percorso storico culturale che spazia attraverso il rapporto tra Croce e Gentile basato su odio e amore, che condividevano la risposta idealistica al positivismo di fine '800 essendo i protagonisti del pensiero idealista, sebbene con diverse sfumature. In Gentile, infatti, v'era l'elemento della centralità, dell'autorevolezza dello stato che poi diventa stato autoritario, in Croce propugnava, invece, un liberismo di tipo classico con i diritti individuali.
Un saggio che tocca i temi dell'illuminismo napoletano attraverso "La storia del Regno di Napoli", una città modello per la cultura soprattutto giuridica e che rivisita la storia napoleonica in chiave barese citando Murat e i Borboni despoti illuminati del 700.
Il Risorgimento italiano è stato opera degli intellettuali? L'unificazione fra Sud e Nord ha risposto a un disegno consapevole perseguitato dalla cultura meridionale? E quale bilancio ne ha tratto la generazione colta dell'età post risorgimentale? Tutte risposte che si incontrano nella storia ripercorrendo il pensiero e l'azione delle tre personalità della cultura italiana e meridionale.
 
Massimo longo

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